Il lavoro irregolare nel settore terziario : tra precarietà e rischio sommerso

Abstract/Sommario: I dati sul lavoro sommerso in Italia evidenziano una presenza strutturale del lavoro irregolare che, nonostante brevi fasi di inversione di tendenza, si attesta da circa due decenni intorno alla soglia di 3 milioni di Unità di Lavoro (ULA), ossia circa il 12% del totale degli occupati. Si rileva, inoltre, una tendenza verso la "terziarizzazione" dell’irregolarità, un fenomeno sempre più consolidato, anche in considerazione del peso del settore sul totale degli occupati. I servizi, che ...; [leggi tutto] I dati sul lavoro sommerso in Italia evidenziano una presenza strutturale del lavoro irregolare che, nonostante brevi fasi di inversione di tendenza, si attesta da circa due decenni intorno alla soglia di 3 milioni di Unità di Lavoro (ULA), ossia circa il 12% del totale degli occupati. Si rileva, inoltre, una tendenza verso la "terziarizzazione" dell’irregolarità, un fenomeno sempre più consolidato, anche in considerazione del peso del settore sul totale degli occupati. I servizi, che occupano complessivamente oltre 15,5 milioni di lavoratori, comprendono una varietà di comparti: dai servizi tradizionali, ai servizi tecnologicamente più innovativi e avanzati, ai servizi pubblici. Tali comparti mostrano non solo una forte variabilità dell’irregolarità, ma anche differenti modalità e forme in cui il sommerso si manifesta, che vanno dal vero e proprio lavoro nero (assenza di contratto e di ogni forma di tutela), che prevale nelle attività tradizionali, a forme di irregolarità più sofisticate e meno riconoscibili nel terziario avanzato. L’articolo approfondisce queste diverse forme di irregolarità, per analizzare l’impatto sulle condizioni di lavoro ma anche i rischi che ne derivano a causa del depauperamento di quel capitale umano ad alta intensità di conoscenza che, soprattutto nei comparti del terziario avanzato, rappresenta sempre di più un fattore competitivo fondamentale per lo sviluppo di un paese.

In Italy, the ISTAT data on undeclared work show that it is a structural phenomenon: despite short phases of trend-reversal, it stood around the threshold of 3 million units (ULA) for nearly two decades (about the 12% of the total employment, with rates of irregularities increased from 12.9% in 1990 to 12.2% in 2009). If we consider different economic industries, data show that the phenomenon is increasing in the service activities. The service industry, as a whole, employs more than 15.5 million workers; it includes a broad variety of activities ranging from traditional services to more innovative and advanced services, to public ones. This variety highlights not only a strong variability of the irregularity but also different forms of undeclared work: from «black work» – absence of a regular contract and any form of social protection – prevailing in traditional activities to more sophisticated and less recognizable forms of irregular work in the advanced activities. This article explores these different forms of irregularities characterizing the universe of services, in order to spotlight their impact on working conditions so as the related risks deriving from the weakening of the high skilled human capital, which, especially in the service industry, represents more and more a winning factor for the competitiveness of a country. [comprimi]